domenica 1 febbraio 2009

Film sull'olocausto degli ebrei

Uno dei crimini più rappresentati su pellicola è sicuramente l'olocausto degli ebrei, alcuni di questi film sono: Volevo solo vivere di Mimmo Calopresti, Train de Vie di Radu Mihaileanu, Gli ultimi giorni di James Moll, La Vita è Bella di Roberto Benigni, Il pianista di Roman Polanski, La strada di Levi di Davide Ferraio, Rosenstrasse di Margharete von Trotta, Camminando sull'acqua di Eytan Fox, La Rosa Bianca di Marc Rothemund, Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber e Shindler's List diSteven Spielberg.
Vi propongo qui sotto la scheda dei tre film che ho ap
prezzato maggiormente.

Titolo: Train de Vie
Regia: Radu Mihaileanu
Anno: 1999
Cast:  Lionel Abelanski, Clement Harari, Mic
hel Muller, Johan Leysen, Gad Elmaleh, Serge Krib
us 
Nazione: Francia, Belgio, Olanda, Israele, Romania

Trama
: Una sera del 1941 Schlomo, chiamato da tutti il matto, irrompe allarmato in un piccolo villaggio ebreo della Romania: i nazisti, fa sapere, stanno deportando tutti gli abitanti ebrei dei paesi vicini e fra poco toccherà anche a loro. Durante il consiglio dei saggi, che subito si riunisce, Schlomo tira fuori una proposta un po' bizzarra che però alla fine viene accolta: per sfuggire ai tedeschi, tutti gli abitanti organizzeranno un falso treno di deportazione, ricoprendo tutti i ruoli necessari, gli ebrei fatti prigionieri, i macchinisti, e anche i nazisti in divisa, sia ufficiali che soldati. Così riusciranno a passare il confine, ad entrare in Ucraina, poi in Russia per arrivare infine in Palestina, a casa. Il folle progetto viene messo in atto, il treno parte tra speranza e paura. Gli inconvenienti non mancano, e non sono solo quelli che arrivano da fuori (i controlli alle stazioni) ma, inaspettatamente, anche dall'interno del gruppo: Mordechai, falso ufficiale nazista, comincia a dare ordini sul serio, e, all'opposto, il giovane Yossi abbraccia l'ideologia comunista, proclama che la religione è morta e instaura nei vagoni le cellule marxiste-leniniste. A un certo punto vengono fermati da un altro treno, che però risulta pieno di zingari che avevano escogitato lo stesso stratagemma. Procedono allora tutti insieme, fino all'arrivo sulla linea di confine con le bombe che sparano dalle parti opposte. Ormai possono considerarsi salvi. Come già all'inizio, appare in primo piano il viso del matto, che informa sui successivi destini di alcuni dei protagonisti, tutti viventi tra Russia, Palestina, America. Ma poi l'immagine si allarga e il viso di Schlomo, il matto, guarda da dietro un reticolo di filo spinato. Sullo sfondo, la lugubre sagoma di un campo di concentramento.

Titolo:La strada di Levi
Regia:Davide Ferraio
Anno: 2006
Attori:  Umberto Orsini (Voce narrante)
Nazione: Italia
Trama: Dopo la liberazione dal campo di sterminio di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, Primo Levi intraprese un lungo viaggio attraverso l’Europ
a per tornare a casa, in Italia. Davide Ferrario e Marco Belpoliti ripercorrono quei seimila chilometri che separavano Levi da Torino, confrontando l’Europa descritta nelle sue pagine con quella contemporanea. Una strada lunga dieci mesi, formalizzata ne "La Tregua", uno dei suoi romanzi più celebri sulla Shoah, sulla sopravvivenza e sul ritorno, seguito di "Se questo è un uomo".
Levi percorse l’Europa nell’intervallo compreso tra la fine del Secondo conflitto mondiale e la Guerra Fredda, Ferrario e Belpoliti compiono la stessa strada in un tempo questa volta sospeso tra la caduta del Muro di Berlino e l’undici settembre 2001. Il progetto di Ferrario, pure nobile e commovente, mostra limiti evidenti nella realizzazione confusa che non spiega la relazione e il passaggio di senso tra Ground Zero e l’Europa prostrata dell’Est. Qual è il nesso tra il fondamentalismo islamico e l’acciaieria di Nowa Huta in Polonia, costruita dal regime comunista e visitata in compagnia di Andrzej Wajda? E ancora, tra le guerre preventive di “liberazione” e l’ignobile assassinio del cantante ucraino Igor Bilozir, del gulag di Novograd-Voljinsky in Bielorussia, della centrale esplosa di Chernobyl appena al di là del confine con l’Ucraina, del cammello di Mogylev-Podilskji, degli emigranti diretti in Italia dalla Moldavia, delle aziende italiane in Romania, dei neo-nazisti negazionisti della Germania e di Mario Rigoni Stern sull’altopiano di Asiago? Perché cercare nei luoghi di Levi risposte a questioni moderne e sconosciute alla vecchia Europa? Nell’infinito peregrinare di questo road-movie senza attori e in compagnia della sola voce off, Davide Ferrario si confronta ovviamente con la rappresentazione della Shoah, riaprendo il discorso sul linguaggio cinematografico impiegato per rendere immaginabile l’inimmaginabile, rivelando ancora una volta tutta la difficoltà del cinema a riferire di questo evento e di rappresentarlo nella sua unica oggettività storica e morale.


Titolo: Il pianista
Regia:  Roman Polański
Anno: 2002
Cast: Adrien Brody, Emilia Fox, Michal Zebrowski, Thomas Kretschmann, Frank Finla, Maureen Lipman, Ed Stoppard, Julia Rayner, Jessica Kate Meyer, Ruth Platt, Valentine Pelka, Ronan Vibert.

Trama: Władysław Szpilman è un pianista ebreo che suona per la radio di Varsavia, città nella quale vive quando inizia la persecuzione della Germania nazista. All'inizio è costretto a suonare in alcuni locali per soli ebrei, poi perde anche quella possibilità.
La famiglia viene deportata, ma egli si salva perché un poliziotto ebreo riesce a sottrarlo alla fila di gente che viene caricata sul treno della morte.
Per il protagonista inizia così un doloroso percorso esistenziale: prima viene nascosto da una coppia di amici, poi da un altro amico. Ogni volta deve fuggire; coloro che lo proteggono di volta in volta sono scoperti e catturati. Gli alleati stanno per avanzare, quando trova rifugio - solo e malato - all'interno di una casa diroccata nel ghetto di Varsavia, ormai deserto.
Lì l'ufficiale tedesco Wilm Hosenfeld, dopo averlo sentito suonare al pianoforte ancora depositato nella casa ormai abbandonata, lo aiuta a porsi in salvo. Per il pianista è il momento dell'estremo batticuore (ma anche dell'estrema liberazione): l'ufficiale gli risparmia la vita e gli dona il suo cappotto. All'arrivo dei sovietici, inizialmente viene scambiato per un ufficiale nazista, poi viene portato in salvo. Successivamente i sovietici fanno prigionieri i soldati tedeschi e viene catturato anche l'ufficiale tedesco che aiutò il pianista. In seguito, il protagonista tenta di salvargli la vita, ma invano, l'ufficiale è stato trasferito con tutti i prigionieri.

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